Quello del rinnovo dell’aria che respiriamo dentro una filiale bancaria è un tema molto delicato.

Oltre a essere un bisogno primario, quello di respirare un aria sana all’interno di locali che sono per loro natura normalmente chiusi è anche un aspetto regolamentato dalla legge, ed è in evoluzione anche in conseguenza del progresso dei componenti costituenti gli impianti di Condizionamento.

La progettazione impiantistica è condizione irrinunciabile e determinante per la rispondenza dei locali alle norme di legge e la salubrità delle Filiali Bancarie.

EMERGENZA COVID-19

 

Nella situazione emergenziale odierna questo tema assume una rilevanza ancor più urgente in quanto emerge sempre di più la necessità di IGIENIZZARE l’aria negli uffici con sistemi che possono abbattere (almeno in buona parte) la carica virale presente nell’ aria che respiriamo.

 

Possiamo affermare che l’aria così trattata è certamente più sana e pulita.

 

Nella progettazione e realizzazione di impianti, oggi più di ieri si è obbligati per legge a porre una maggior attenzione al benessere delle persone che frequentano gli ambienti chiusi.

Tale benessere si declina nella salubrità dell’aria che si respira ed è per questo motivo che diventa fondamentale garantire adeguate condizioni termo igrometriche, ricambi d’aria e trattamenti di filtraggio della stessa, in modo tale che l’inquinamento interno agli ambienti possa essere ridotto al minimo. Quante volte infatti siamo entrati in agenzie dove c’era l’aria viziata e uno sgradevole odore di chiuso? E quante volte siamo entrati in archivi muffosi del tutto incompatibili con la salute degli operatori dove la carta resta a marcire per anni? Locali cassette di sicurezza maleodoranti e altri locali preclusi agli impianti di rinnovo dell’aria.

Tutto questo perché succede?

Perché sono aspetti tecnologici ai quali non si presta attenzione e restano nascosti o addirittura, molte volte, vengono sottodimensionati per questioni meramente economiche, privilegiando aspetti che balzano più all’occhio: arredi o pareti attrezzate. In questi casi le comparazioni economiche devono essere fatte con molta attenzione e i progettisti/costruttori devono essere persone corrette e preparate.

Di questi aspetti si occupa la UNI 10339, in vigore ormai dal 1995 e attualmente oggetto di revisione. In questi ultimi anni, infatti la Comunità Europea ha emanato diverse Direttive per il miglioramento dell’ambiente nel quale soggiorniamo.

Tra queste, la direttiva EPBD “Direttiva sull’etichettatura energetica degli edifici”, sulla base della quale il CEN (Comitato Normatore Europeo) ha preparato svariate norme applicative per il calcolo del fabbisogno energetico dei sistemi di riscaldamento, dei sistemi di ventilazione e climatizzazione. Una di queste è la EN 13779, base per la modifica della UNI 10339 da parte del CTI (Comitato Termotecnico Italiano) che a breve verrà posta in inchiesta pubblica.

Tornando alla norma 10339/1995, fornisce principalmente indicazioni per la classificazione e la definizione dei requisiti minimi degli impianti e dei valori delle grandezze di riferimento durante il loro funzionamento, ma anche l’individuazione degli elementi che il committente ed il fornitore devono indicare nell’offerta, i documenti per l’ordine e le condizioni da rispettare nel corso della fornitura.

La UNI prescrive che gli impianti, al fine di garantire livelli di benessere accettabili per le persone, contemperando le esigenze di contenimento dei consumi energetici, assicurino:

  • un’immissione di una quantità minima di aria esterna in funzione della destinazione d’uso dei locali;
  • una filtrazione minima dell’aria;
  • una movimentazione dell’aria con velocità entro determinati limiti.

Rendere gli ambienti più salubri aumenta il rendimento delle persone che vi lavorano, aumenta la risposta umorale e generalmente produce più vivacità intellettuale, per contro l’aria viziata ed inquinata produce mal di testa, scarsa concentrazione, senso di annebbiamento, nausea.