Elementi come l’arredamento, la disposizione degli spazi, la luminosità, la temperatura e la rumorosità influenzano, nel bene o nel male, la produttività dei dipendenti che nell’ufficio trascorrono la maggior parte delle loro giornate.
Se un tempo si pensava che l’ufficio open space stimolasse le idee e la condivisione, oggi le cose sono un po’ cambiate nonostante molti uffici siano ancora strutturati in questo modo. Più che un ambiente stimolante e collaborativo oggi questi ambienti condivisi vengono visti più come ricettacolo di malattie batteriche e, soprattutto, una forte fonte di stress psico-fisico: sembra infatti che portino scarsa concentrazione, alti livelli di stanchezza, malori e irritazioni. Nonostante molte ricerche abbiano portato a queste conclusioni, in molto ancora credono nel binomio open space=collaborazione tra colleghi.
Quali sono, nello specifico, i contro degli open space?
Secondo uno studio condotto nella Penisola Scandinava i lavoratori degli uffici open office si ammalerebbero fino al 62% in più rispetto ai colleghi che lavorano in uffici singoli. Tra le più ovvie spiegazioni vi è la più facile diffusione di virus e batteri negli uffici aperti. Inoltre l’aumento di stress e conflitti rende più probabile ammalarsi, contribuendo inoltre all’aumento della pressione sanguigna.
Altra nota negativa dell’open space è l’alto livello di rumorosità che, come è facile immaginare, porta frequenti distrazioni e di conseguenza facili mal di testa dei lavoratori. Il Politecnico di Hong Kong ha effettuato un’indagine statistica su 259 impiegati circa l’importanza del suono, la temperatura interna, la disposizione dell’ufficio, la qualità dell’aria e l’illuminazione scoprendo che il suono e la temperatura sono gli elementi più direttamente connessi con la produttività. Moltissimi impiegati, soprattutto quelli over 45, hanno lamentato la forte rumorosità degli uffici aperti, il disturbo di dover ascoltare tutte le conversazioni altrui e il fastidio causato dallo squillare dei telefoni e dal brusio dei macchinari. Spesso vengono anche lamentate temperature eccessivamente calde o eccessivamente fredde, anch’esse causa di malattia.
Inutile dire, quindi, che tutti questi elementi si ripercuotono direttamente sull’operato dei dipendenti che essendo più stressati, vulnerabili e irritabili, finiscono con il produrre meno, come conferma uno studio condotto dai ricercatori della Virginia State University e della North Carolina State University. È stato addirittura calcolato come le condizioni lavorative, intese come spazi aperti, caotici e stressanti, possano costare ai datori di lavoro due giorni e mezzo all’anno. Un sondaggio effettuato su 7.000 lavoratori olandesi ha rilevato che coloro che lamentavano ambienti lavorativi disagevoli erano assenti in media 2,5 giorni l’anno, proprio per questa ragione.
Non è giunto il momento di un restyling dell’ambiente di lavoro?
La decisione passa ora alle aziende. In molti stanno cominciando a considerare l’opzione di riprogettare il design dell’ufficio, creando ambienti più piccoli e tranquilli, ma soprattutto più a misura d’uomo.
Le opinioni in merito a questa tematica sono spesso discordi.